Il Comitato genitori informa le famiglie, i genitori e i ragazzi sulle dinamiche dell’occupazione e delle altre azioni/manifestazioni di protesta studentesca.
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1. L’occupazione
Si tratta di una simbolica affermazione di “proprietà” della scuola, che si concretizza nel blocco delle lezioni e nella presa di possesso, anche notturno, dei locali dell’Istituto scolastico.
Nella migliore delle ipotesi gli studenti occupanti si organizzano attraverso la formulazione di progetti di didattica alternativa a quella ordinaria d’istituto. Solitamente si procede per gruppi di lavoro orizzontali , con corsi, laboratori e dibattiti su materie tradizionali di studio ( trattate in modo del tutto diverso dalla pratica scolastica quotidiana ) o su tematiche di attualità riguardanti la scuola, il Paese, il contesto internazionale e così via…
La partecipazione di “esperti esterni” alla scuola, è divenuta prassi consolidata di supporto
alla buona riuscita dei percorsi individuati di volta in volta.
A seconda che sia “permessa” o meno la presenza dei docenti, del personale ATA e persino degli studenti “non allineati” (con le istanze degli occupanti), le occupazioni risulteranno “aperte” o “chiuse”. In ogni caso, tutti decidono tutto, senza preconcetti o distinzioni di sorta.
Da segnalare il fattore di rischio dovuto al pernottamento, specie se notturno, dei locali occupati che, nella loro totalità, sfuggono facilmente al controllo degli studenti occupanti (pericolo di infiltrazioni dall’esterno).
2. L’Autogestione
E’ una modalità di protesta meno estrema dell’occupazione e, generalmente, meglio tollerata dalle altre componenti della scuola (dirigenza, docenti e genitori). Anche in questo caso interviene un progetto autonomamente formulato e gestito dagli studenti, contenente ore di lezioni alternative a quelle curricolari. Si ripresenta, dunque, il blocco delle attività didattiche di programma ma, a differenza della precedente forma di protesta, quest’ultima modalità viene spesso concordata con la dirigenza. Si costituisce un “comitato organizzativo” di studenti il quale, sentiti i pareri dei compagni di scuola riuniti in Assemblea, elabora un programma di iniziative da sottoporre al Dirigente d’Istituto.
Agli studenti che non condividano le motivazioni dell’Autogestione, non è preclusa la possibilità di svolgere regolare orario di lezione ( curricolare).
E’ escluso il pernottamento nella struttura scolastica al di fuori dell’orario di normale fruizione.
3. La Cogestione
E’ una forma di autogestione più moderata. Le tematiche oggetto di lezione e di ore laboratoriali alternative, vengono analizzate ed individuate, sin dall’inizio, con l’ausilio di docenti disponibili a collaborare con il movimento di protesta.
Solitamente, le proposte di azione/manifestazione di protesta vengono portate all’attenzione della maggioranza degli studenti durante le Assemblee d’ Istituto. E’ in queste occasioni che i ragazzi si confrontano, dibattono e verificano, attraverso una votazione, l’adesione alla protesta e/o le alternative perseguibili.
Rischi disciplinari a carico degli occupanti
Le sanzioni disciplinari a cui rischiano di andare incontro gli studenti sono tutte contenute nelle fattispecie previste dal “Regolamento Disciplinare” interno ad ogni scuola.
Rischi legali di un’occupazione
Essendo l’occupazione una delle forme più forti di protesta degli studenti, può accadere non di rado che le Istituzioni scolastiche decidano di far ricorso alla denuncia, nel tentativo di bloccare le
proteste o di evitare l’inasprimento della situazione.
I reati che più frequentemente possono essere contestati a carico degli occupanti sono i seguenti:
- art. 340 c.p. “Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica
- necessità”;
- varie fattispecie penali di reato di danneggiamento;
- art. 610 c.p. “Violenza privata” (che consiste nell’impedire a qualcuno di fare qualcosa, come ad esempio ad un docente, al personale scolastico o anche ad uno studente, di entrare a scuola);
- art. 594 c.p. ”Ingiuria”;
- art. 337 c.p. “Resistenza a pubblico ufficiale” (un esempio appropriato è il picchetto (volto ad impedire l’ingresso a scuola alle Forze dell’ordine, in questo caso);
- art. 633 c.p. “Invasione di terreni o pubblici edifici”(“chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa).
Per ciò che riguarda i docenti, una recente pronuncia del Consiglio di Stato chiarisce che
l’obbligo di presenza e di controllo continua a sussistere, anche in situazioni di anormale
svolgimento delle lezioni.
E’ auspicabile dare ampio risalto ad alcuni consigli di comportamento che, in un certo qual modo, attenuano gli attriti e le ripercussioni conseguenti ad azioni di protesta mal gestite. Oltre al necessario rispetto (sempre) dell’altrui volontà (anche dei compagni dissenzienti, ad es.), occorre:
non intralciare i servizi di segreteria, per evitare di incorrere nel rischio di denunce;
scoraggiare eventuali comportamenti “esuberanti” ed impedire che vengano arrecati danni all’edificio, agli arredi e alle attrezzature dell’Istituto. Qualsiasi danneggiamento o furto è a totale carico degli studenti e delle loro famiglie o, in ultima ipotesi (qualora non venissero individuati i responsabili), della scuola;
ostacolare l’ingresso di persone estranee alla scuola (studenti esterni non autorizzati, gruppi provenienti da centri sociali) per prevenire ogni intento malevolo, irrispettoso, nei confronti di persone e cose.
Questi sono i punti di partenza su cui iniziare a ragionare con i propri ragazzi o compagni di scuola, in aggiunta agli ordinari quanto quotidiani suggerimenti sulle più elementari regole della buona educazione e del buon senso. Per concludere, pur non disconoscendo agli studenti il diritto fondato sulla libertà di espressione, di pensiero e di associazione all’interno della propria scuola, occorre che l’esercizio di tale facoltà avvenga nel rispetto di precise regole, in osservanza del riconoscimento ed il rispetto del diritto altrui e del benessere della collettività scolastica in generale.
Il Regolamento d’Istituto dispone e riconosce che “la scuola è luogo di educazione, formazione e sviluppo della coscienza critica“.